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Le parole della Grappa

riflessioni semiserie sui racconti non solo della degustazione

Le parole usate dai professionisti della degustazione non riescono a raccontare sempre tutte le storie nascoste in una grappa. Con la scusa di esprimere valutazioni comparabili spesso comprimono tutti i paesaggi nella stessa fotografia, con gli stessi colori. Come se le emozioni fossero definibili con venti parole. Non è una questione nuova, il dibattito intorno alle parole della degustazione viene fuori e sparisce periodicamente come un fiume carsico. Anche noi che siamo parte di questo mondo da sempre ci dibattiamo tra l’uso di una terminologia classica sedimentata dal tempo e la necessità di parlare ad un pubblico molto più vasto in modo più diretto e coinvolgente. Non possono esserci solo due mondi lontani, quello della degustazione professionale e quello del consumo inconsapevole. Uno ingabbiato in poche parole ripetitive l’altro quasi muto. Già il luogo, la luce, il silenzio, gli schemi della degustazione sono un bonsai davanti alla giungla. Quando assaporiamo una grappa in una situazione normale, non costruita, le variabili sono infinite. Noi, la nostra diversità, la nostra storia prima di tutto. Il nostro modo di sentire unico. La compagnia più o meno piacevole e coinvolgente. L’ambiente, i colori, le luci, le ombre e i suoni trasformano profumi e sapori in esperienze sensoriali irripetibili. La tecnica della degustazione forse dovrebbe crescere sommando esperienze e contributi in un glossario sempre più vario capace di raccontare esperienze complesse. Un modo di condividere non solo il piacere dei sensi coinvolti ma anche le introspezioni, le infinite scoperte e la gioia di momenti conviviali unici. Il web e i social in particolare sono lo spazio ideale per sperimentare nuovi modi di raccontare la conoscenza di tanti incredibili prodotti della nostra terra. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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